Luci e ombre si alternano nelle fotografie delle previsioni immobiliari che si iniziano a scattare in questi primi giorni del nuovo anno. A fianco di chi prevede scenari di profonda crisi, la maggioranza degli esperti che propende per altri 12 mesi di “non ripresa”. Mancano, infatti, le premesse principali necessarie per rivedere un recupero delle posizioni perse dal settore dal 2008 a oggi.E se da un lato il segmento residenziale soffre, nonostante lo slancio delle compravendite nei grandi capoluoghi, dall’altro il settore commercial (uffici, retail, logistica e hotel per intenderci) richiama capitali internazionali, approdati in Italia in cerca di occasioni dopo aver fatto incetta di acquisti in Irlanda prima e in Spagna poi.
“Nel retail vedremo un cambiamento graduale nelle scelte del gruppo degli investitori attivi verso asset secondari e magari obsoleti, capaci di offrire ritorni interessanti se opportunamente gestiti e rivalorizzati – dice Filippo Mascellaro | Managing Director Italia di KIG – . Registriamo un rinnovato interesse per il sud da parte di un selezionato numero di operatori ma solamente per centri che abbiano un buon potenziale, fondamentali sani e dominanti nelle loro aree di attrazione”. Non sono pochi i centri che non attraggono clientela, e quindi non rendono, destinati a una possibile chisura. La vera novità saranno gli sviluppi tanto osteggiati da banche e investitori istituzionali fino ad ora. Si è pronti ancora a scommettere sulle performance future. “Difficile prevedere per il 2015, salvo alcune eccezioni clamorose, un numero elevato di operazioni core – conclude Mascellaro -, visto il forte gap tra valutazioni indipendenti e mercato. Per molti asset retail i valori delle perizie non sono ancora definibili market to market è ciò comporterà l’impossibilità di dismettere molti asset soprattutto da parte di fondi istituzionali. Registreremo una generale compressione su tutte le tipologie , anche su retail park che per i “prime” potranno andare anche vicino al 7% netto. I centri commerciali “prime” presumibilmente scenderanno sotto il 6% netto” .
]]>